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Lei

C'era una volta, in una città come tante altre, una giovane donna.
Lei era proprio come tutte le altre donne, ma non voleva crederci. Si sentiva diversa. E non quel diverso che ti rende speciale, ma quello che ti fa sentire inutile, incapace, inadatta. Lei era un rifiuto umano, un'anima in decomposizione. Ma nessuno in quella città faceva caso alle anime altrui, si accontentavano tutti di giudicarne la superficie.
Un bel giorno però, mentre tornava a casa incontrò un gatto e ne rimase incantata. Non si era mai soffermata così a lungo a guardare un animale prima, ma quegli occhi dorati, quelle movenze sinuose, la pelliccia tigrata e la lunga coda la avevano improvvisamente ammaliata. Anche il gatto la vide, e rimase fermo a fissarla per dei secondi interminabili. Lei allora provò ad avvicinarsi, ma lui scappò via e la ragazza indifferente continuò per la sua strada.
La sera quando stava per andare a dormire, la ragazza sentì un rumore insolito venire dalla porta di casa sua. Andò a controllare e trovò seduto sullo zerbino lo stesso gatto incontrato qualche ora prima, lui con un miagolio delicato entrò dentro senza chiedere il permesso. Lei a quel punto non poteva fare altro che ospitare il suo nuovo amico, gli diede del cibo e si mise a letto.
Sapeva già che addormentarsi sarebbe stata la solita impresa e che avrebbe dovuto trascorrere una lunga notte combattendo contro i suoi incubi. Come tutte le altre notti. Il suo subconscio non perdeva occasione di ricordarle attraverso i brutti sogni quanto fosse inadatta al mondo in cui viveva, quanto fosse sbagliata. Ma dopo alcuni minuti in cui i pensieri aggrovigliati nella sua testa non la lasciavano ancora dormire, il gatto salì sul suo letto e si acciambellò vicino a lei. Un po' di calore addosso al suo corpo. Ci fu un momento di silenzio quasi diffidente, poi il suono più bello che ricordava di aver mai sentito, una vibrazione bassa e pacifica, rilassante e soave. Le fusa di quel gatto sovrastarono il rumore dei pensieri di lei, che sprofondò in un sonno senza sogni.
Da quella sera il gatto diventò suo coinquilino e suo amico. Lui era diverso dalle persone là fuori, non pretendeva di sapere cosa ci fosse dentro di lei potendone guardare solo la superficie, non la giudicava, non le consigliava cosa fare o come essere. Lui le stava solo vicino in silenzio e sembrava ascoltarla, miagolando ogni tanto, strusciandosi sulle sue gambe o dormendole in grembo. Con i suoi modi buffi e le sue fusa miracolose, l'animale donò alla ragazza una tranquillità che non aveva mai trovato prima. In cambio chiedeva solo affetto e semplice cibo.
Lui le rimase vicino per quindici anni coltivando quell'amicizia che non poteva esistere con un altro essere umano, aiutandola a combattere i suoi incubi. Poi morì di vecchiaia. Lei si ritrovò di nuovo a dover affrontare le lunghe notti da sola, così decise di iniziare a scrivere delle storie.
La prima che scrisse parlava proprio di quello splendido gatto a cui aveva voluto tanto bene, non lo avrebbe mai dimenticato per il resto della sua vita.